Bellisario Bulgarini (1539-1620)

Biografia

Di famiglia senese di antica nobiltà, fu tra i fondatori in gioventù della Accademia degli Accesi (1558-1564) e della Corte dei Ferraioli (ca. 1570), socio dell'Accademia veneziana seconda dal 1594 e più tardi attivissimo protagonista della riapertura dell'Accademia degli Intronati (1603). Autore di volgarizzamenti (a stampa solo quello del III libro degli Hieroglyphica di Piero Valeriano, Venezia, De' Franceschi, 1602), rime e commedie (una sola edita, Gli scambi, rappresentata nel 1575 e data alle stampe nel 1611 nella miscellanea Delle commedie degl'Accademici Intronati, Siena, Bartolomeo Franceschi), ideatore di imprese e cartelli da giostra (codd. C III 18(2), C VI 9, I XI 6 della Comunale di Siena), deve la sua peraltro modesta fama presso i posteri ai sette trattati che scrisse intorno alla «imperfezione -  tanto dal punto di vista della teoria poetica quanto da quello della lingua - della Commedia di Dante», sviluppando con ampie e sovente ripetitive argomentazioni le censure al poema contenute nel Discorso di Ridolfo Castravilla, diffuso manoscritto tra il 1571 e il 1572. Vennero stampati a Siena, presso il Bonetti, nell'ordine: le Considerazioni (1583), le Repliche (1585), le Risposte (1586), le Difese (1588), le Riprove (1602), le Annotazioni (1608), l'Antidiscorso (1616; gli autografi superstiti sono raccolti nel cod. H VII 19 della Comunale di Siena). Benché Bulgarini negasse sempre recisamente qualsiasi risvolto ideologico o politico della sua produzione polemistica, questa non poteva passare inosservata né a Firenze (dalle pagine dell'Infarinato I il Salviati gli minacciò una perentoria replica, che pare comunque non venisse poi scritta) né tanto meno a Siena dove l'amico Scipione Bargagli, rimproverandogli nel Turamino di aver usato nei primi cinque trattati «voci» e «piegature» fiorentine, lo scusava poi supponendo che egli non avesse voluto «mostrar di contrariare o di variare tal volta dagli scrittori fiorentini colle parole e co' modi di dire, sì come da esso si veniva facendo verso quelli co' sentimenti o concetti delle cose». Del progredire degli interessi di lingua del Bulgarini, prima assiduo lettore dei testi fondativi della politica linguistica fiorentina attraverso il tramite del magistero del Borghesi; quindi, dopo il 1600, interlocutore del Cittadini e del Bargagli e convinto assertore dell'uso del toscano vivo nella declinazione senese, fanno fede non solo le note teoriche di lingua contenute nei trattati, nel monumentale epistolario (codd. D VI 7, D VI 8, D VI 9, D VII 10, D VII 11, Y II 23 della Comunale di Siena) e nei numerosi postillati, ma anche gli stessi tratti fonetici e morfologici degli autografi e delle stampe, che si rivolgono alle "piegature" del senese con l'avvio del nuovo secolo.

Bibliografia

Barbi 1890; Weinberg 1961; Vallone 1966; Rhodes 1967; Cerreta 1968; Accame Bobbio 1970; Dal Pane - Poni 1970; Agostini 1972; Battaglia 1974; Newbigin 1978; Baldassarri 1989; Pietrosanti 1992; Danesi 2007; Rhodes 2008; Danesi 2009; Quaglino 2011;


Elenco delle opere