Uberto Benvoglienti (1668-1733)

Biografia

Di nobile e agiata famiglia senese, si dedicò con passione agli studi letterari e eruditi, dei quali rimangono a principale testimonianza 56 volumi di Miscellanee autografe, conservati alla Biblioteca Comunale di Siena (codd. C IV 1-28 e C V 1-28). Il rigoroso metodo filologico esercitato nelle sue ricerche gli valse l'amicizia di Giusto Fontanini, Apostolo Zeno, Ludovico Antonio Muratori e altri eruditi del suo tempo, coi quali intrattenne assidui rapporti epistolari (i carteggi del Benvoglienti sono raccolti nei codd. E IX 1-25 della Comunale di Siena; quello col Muratori è pubblicato nell'Edizione nazionale del carteggio muratoriano, Firenze, Olschki, 1983); col Muratori collaborò in particolare, con una serie di Annales senenses, alla stesura del XV e del XIX volume dei Rerum italicarum scriptores (Mediolani 1729 e 1731). Dopo la sfortunata pubblicazione, sotto lo pseudonimo di Gilberto Benvenuti, di una Dissertation italienne touchant la papesse Jeanne et le domain temporel des Papes (Bibliothèque choisie, XXXIII, 1, Amsterdam 1711), nella quale negava l'esercizio del potere temporale della chiesa in età altomedievale e che gli costò quattro mesi di carcere, dall'aprile all'agosto del 1712, il Benvoglienti si appartò dalle scene del dibattito storiografico contemporaneo e circoscrisse la sua attività a studi di storia locale, occupandosi tra l'altro di onomastica e di storia dell'arte medievale. Fu in questo periodo che prese a approfondire le sue conoscenze di storia della lingua con particolare riferimento alla Scuola senese cinquecentesca, sollecitato anche dai toni aspri e risentiti della polemica - che non condivideva - dell'amico Girolamo Gigli contro l'Accademia della Crusca e il primato linguistico fiorentino. Studiò con particolare cura le opere del Tolomei e del Cittadini, denunciando per primo il forte debito delle Origini della toscana favella nei confronti degli scritti grammaticali del Tolomei. Dalla lettura di questi probabilmente il Benvoglienti fu condotto a riflettere sulla ormai secolare questione della lingua, accordando il toscanismo sovramunicipale del Tolomei alla visione classicista di stampo cruscante: nel Dialogo della volgar lingua (pubblicato postumo nel 1771) egli prospettò un modello di scrittura letteraria basato sulla lingua «comune» alla «mezzana gente» delle «migliori città e luoghi di Toscana» tra il 1300 e il 1350. Tra le carte conservate alla Comunale di Siena, si ricordano la trascrizione delle postille del Cittadini alle Prose del Bembo, al Cesano del Tolomei e al terzo volume delle Lettere discorsive di Diomede Borghesi; le Osservazioni sugli scritti grammaticali di Giulio Piccolomini (C V 19); le Osservazioni sopra le annotazioni fatte da Giulio Cesare Colombini alle lettere del beato Giovanni (C II 8). Fabio Marri ha pubblicato (1988) le postille che il Benvoglienti appose nel 1730 a una redazione provvisoria del De origine linguae italicae del Muratori.

Bibliografia

Benvoglienti 1771; Petrucci 1966; Di Franco Lilli 1970; Marri 1988;


Elenco delle opere